La logistica sostenibile rappresenta una miniera di opportunità e potenzialità in parte ancora inespresse nella creazione di nuovi posti di lavoro. In particolare, appare interessante la possibilità di sviluppare nuove figure professionali con competenze specifiche in grado di far compiere al settore un vero e proprio salto di qualità.
Alla base della logistica sostenibile l’obiettivo di evolvere da un modello di sviluppo basato sullo sfruttamento di energia e risorse a un nuovo paradigma, incentrato sulla riduzione dell’impatto ambientale.
Filiera corta e processi ottimizzati
La logistica sostenibile punta sulla connessione virtuosa con il territorio: accorciando la filiera è infatti possibile risolvere i problemi di mobilità e impatto ambientale, garantire un servizio più efficiente e ridurre costi e consumi, in un’ottica di lotta agli sprechi. Un orizzonte individuato anche dal Pnrr che promuove con forza gli investimenti nella formazione e nell’istruzione per colmare il gap di competenze tecnologiche necessarie a favorire la transizione energetica ed ecologica.
Le figure professionali che influenzeranno la logistica sostenibile
Secondo le stime di Hunters Group, nel corso dei prossimi mesi, la richiesta di personale qualificato nel settore della logistica sostenibile aumenterà del 10% circa rispetto al 2021.
Ma quali sono le figure più richieste? La logistica sostenibile ha bisogno di manager della supply chain sostenibile, anzitutto. Si tratta di professionisti che hanno il compito di ridurre gli impatti ambientali della supply chain e attuare strategie di economia circolare, salvaguardando al contempo i margini e la qualità della customer experience.
Molto richiesti anche i mobility manager incaricati di sviluppare strategie volte ad assicurare il trasporto delle persone in modo efficiente dal punto di vista sociale, ambientale e di risparmio energetico. Le pubbliche amministrazioni e le aziende private con più di 100 dipendenti e con sede in una città metropolitana, in un capoluogo di provincia o in un comune con almeno 50 mila abitanti, sono obbligate ad assumere un mobility manager. Tuttavia oggi anche aziende più piccole stanno guardando a questa opportunità.
Infine, la miniera d’oro dei big data non può che richiamare alla necessità per le aziende di dotarsi di uno o più data analyst per la supply chain. Si tratta di una risorsa adibita all’analisi di grossi volumi di dati non utilizzati e flussi di informazione interni ed esterni relativi alla supply chain. L’obiettivo è quello di ottenere report e sviluppare modelli predittivi per ottimizzare i processi aziendali.