03
Ott

Supply chain: il trasporto marittimo è in difficoltà, gli effetti sulle imprese della logistica

La supply chain sta vivendo mesi di grande difficoltà a causa della crisi vissuta dal trasporto marittimo

A oggi, quasi il 90% delle merci viene spedito via mare.Tuttavia la pandemia e la guerra in corso in Ucraina a seguito dell’aggressione russa hanno modificato notevolmente gli scenari internazionali e oggi il trasporto marittimo non appare più come il metodo più rapido ed economico per spedire merci da una parte all’altra del mondo.In particolare, dall’Asia verso l’Europa. 

Le difficoltà da Shanghai all’Europa

Il lockdown di Shanghai, principale porto cinese, sta generando ritardi a tutta la supply chain globale.

Shanghai è un hub di riferimento globale ed  il primo scalo al mondo per volumi di merci movimentate. Per le imprese del settore della logistica il tempo è denaro e, a oggi, il dispendio in termini di giorni è stimato a 12, contro una media di 5, il che si traduce in un successivo aumento dei costi, di per sé già aumentati per le conseguenze dovute alle pandemia.

Le criticità legate al porto di Shanghai si aggiungono a quanto sta accadendo per effetto della guerra tra Ucraina e Russia. Kiev è sempre stato un importante punto di riferimento come Paese esportatore di materie prime, semilavorati e componentistica per auto. Oggi, a causa dell’aggressione russa, l’export è bloccato e i porti di Odessa e Mariupol, principali hub ucraini, sono distrutti o inaccessibili. 

Nuovi investimenti infrastrutturali

La vulnerabilità di queste importanti vie di comunicazione, la cui accessibilità è fortemente condizionata dagli equilibri geopolitici, sta facendo emergere sempre di più la necessità di investire maggiormente sui porti. In Italia, in particolare, anche grazie ai fondi del Pnrr, 1,2 miliardi di euro saranno destinati a interventi sui principali porti del Mezzogiorno.